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COVID19 - Proseguire in sicurezza le attività – Le misure dell’Alma Mater

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S.S.S.G. UNIBO- Odg Emilia Romagna
Ordine Avvocati Bologna
Convegno ed evento formativo e di accreditamento per giornalisti e avvocati

TECNICHE E LIMITI DELLA COMUNICAZIONE A MEZZO STAMPA NELL’ERA TECNOLOGICA

Saluto e introduzione
Antonio Farnè, Presidente Odg Emilia - Romagna
Michele Angelo Lupoi, Preside Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza - sede di Ravenna

Interventi
Giusy Ferro, Giornalista e studiosa dell’informazione
Evoluzione e trasformazione del ‘villaggio globale’. Cos’è diventato oggi il campo informativo.

Barbara Grazzini, Docente Diritto della Comunicazione - Unibo
Le nuove fonti tecnologiche: breve storia e tipologia.

Giampiero Moscato, Caporedattore ANSA Emilia - Romagna
Accelerazione dell’informazione, credibilità delle notizie e dei soggetti proponenti. L’uso delle nuove fonti di informazione e contrasti e concorrenza tra informazione istituzione, pubblica e dei privati.

Carlo Berti, Docente Diritto della Comunicazione - Unibo
Evoluzione del diritto di cronaca e di critica. Esiste ancora la libertà di informazione?

Guido Clausi Schettini, Avvocato penalista
L’informazione dal diritto reale a quello materiale. I nuovi reati penali.

Fabrizio Binacchi, Giornalista e direttore sede Rai E-R
Norme e regole per i nuovi strumenti tecnologici e per i distributori di notizie.
Carlo Vietti, Giornalista e storico
Nuove tecniche di formazione e studi per i giornalisti.

Venerdì 20 maggio 2016 - ore 15.00 -18.00
AULA GRANDE – PALAZZO MALVEZZI - Via Zamboni 22, Bologna

ACCREDITATO DALL'ORDINE DEGLI AVVOCATI DI BOLOGNA [2 CF]


 

Domenica 4 Giugno 2023

 

  

 per Árpád Weisz

Árpád Weisz
Il lungo inverno
La parabola
Le Leggi razziali fasciste
Furono 96 i professori universitari italiani di ruolo identificati come ebrei e sospesi dal servizio a decorrere dal 16 ottobre 1938, secondo il R.D.L. 5.IX.1938, n. 1390, e poi dispensati a decorrere da 14 dicembre 1938, secondo il R.D.L. 15. XI. 1938, n. 1779.[51] Per molti l'espatrio rappresentò l'unica possibilità di proseguire la carriera accademica. Coloro che restarono in Italia dovettero affrontare gli anni drammatici della guerra e dell'Olocausto. In realtà il numero di coloro che furono epurati nel 1938 fu molto più alto: ai professori di ruolo vanno aggiunti gli oltre 200 ricercatori e studiosi ebrei che esercitavano la libera docenza, tra cui specialisti di rilievo internazionale.[55] Furono quindi un totale di oltre 300 i docenti epurati dall'università italiana in seguito all'introduzione delle leggi razziali, senza contare i professori di liceo, gli accademici, gli autori di libri di testo messi all'indice e i tanti giovani laureati e ricercatori, la cui carriera fu stroncata sul nascere.[56] Le perdite furono particolarmente significative nei campi della medicina, delle discipline giuridico-economiche, delle scienze e delle materie umanistiche.[57] 

"Auschwitz è un buco nero nella storia dell'umanità: un buco nero che ha di colpo inghiottito, insieme a milioni di vittime innocenti, secolari conquiste nel campo del diritto, della scienza, del pensiero e dell'arte. Il folle progetto messo in atto con feroce determinazione dai nazisti. Il progetto di sterminare gli ebrei e di cancellare dal nostro continente ogni traccia della loro presenza. In questo stesso giorno ricordiamo anche la vergogna delle leggi razziali, volute dal fascismo in Italia nel 1938". - Sergio Mattarella

"Sopravvivevano i peggiori, cioè i piú adatti; i migliori sono morti tutti. È morto Chajim, orologiaio di Cracovia, ebreo pio, che a dispetto delle difficoltà di linguaggio si era sforzato di capirmi e di farsi capire, e di spiegare a me straniero le regole essenziali di sopravvivenza nei primi giorni cruciali di cattività; è morto Szabó, il taciturno contadino ungherese, che era alto quasi due metri e perciò aveva piú fame di tutti, eppure, finché ebbe forza, non esitò ad aiutare i compagni piú deboli a tirare ed a spingere; e Robert, professore alla Sorbona, che emanava coraggio e fiducia intorno a sé, parlava cinque lingue, si logorava a registrare tutto nella sua memoria prodigiosa, e se avesse vissuto avrebbe risposto ai perché a cui io non so rispondere; ed è morto Baruch, scaricatore del porto di Livorno, subito, il primo giorno, perché aveva risposto a pugni al primo pugno che aveva ricevuto, ed è stato massacrato da tre Kapos coalizzati. Questi, ed altri innumerevoli, sono morti non malgrado il loro valore, ma per il loro valore". - Primo Levi